Come da preventivi accordi telefonici presi con il buon Vidi Vici, l’appuntamento è alle 09,30 di giovedì 11 all’ingresso del paese di Scilla.
Dopo aver reciprocamente esternato il piacere relativo al ns. incontro, arriviamo al dunque chiedendo a Francesco dove ci avrebbe portati.
Dall’enfasi con cui l’amico ci ha descritto il posto che a sua volta gli era stato proposto da un suo conoscente, tutto lasciava intuire che avremmo trascorso una bella giornata e che sicuramente ci saremmo fatti una bella scorpacciata di pennatule che Vidi doveva fotografare.
Infatti era proprio una parete di pennatule l’obbiettivo del nostro raid.
Giunti al diving che avrebbe dovuto accompagnarci, veniamo accolti molto “calorosamente” dal titolare e dal suo attendente che comodamente seduti su delle sedie di plastica, faticano non poco a stenderci le loro rispettive mani per le presentazioni.
Con l’enfasi di chi vuol vendere a tutti i costi il suo prodotto, sempre seduto sul suo trono in pvc, il titolare del centro ci illustra, in un improvvisato briefing, l’immersione che andremo ad effettuare.
Uno dei siti, a suo dire, più spettacolari della zona, la così detta “SCIMMIA” ci avrebbe accolti, con una stanca di corrente, intorno a mezzo giorno e noi, io e giacinto, molti interessati per il semplice fatto che non ne avevamo mai sentito parlare, eravamo pronti a questo nuovo incontro.
Appena tutto pronto, il titolare ci chiede di coprire i pochi chilometri che ci separano dal sito con la nostra macchina perché il gommone in dotazione al diving, è piccolo e non adatto al trasporto di sei persone e che, una volta giunti sul posto, avremmo trovato lui ed il suo leggermente attempato adepto ad attenderci quasi sulla spiaggia, a bordo della suddetta imbarcazione.
Giunti sul posto, saliti a bordo e stipata tutta l’attrezzatura, salpiamo per coprire i circa 20 dico 20 metri che separano la spiaggia dal punto in cui entreremo in acqua, tanto da far sorgere spontaneamente la domanda: “Ma era proprio necessario il gommone per fare questa immersione?”
Tra mille peripezie completiamo la vestizione e giù.
L’adepto apre la fila, io e Giacinto subito dopo e a seguire Vidi vici con la sua attrezzatura fotografica e un tale di nome Alfred, biologo per diletto alla ricerca disperata di alcionari.
A chiudere la fila, lui, il boss, che come un pastore cercava di tenerci raggruppati per paura di perderci perché, verso la fine dell’immersione, pur di trovare qualcosa di interessante, andavamo ognuno per fatti suoi.
Ma andiamo con ordine. Da subito atterriamo su di un degrado sabbioso che non promette niente di buono, la corrente è leggera-andante e davanti ai nostri occhi non c’è altro che sabbia.
Sui venti metri, incontriamo qualche masso di poco interesse subacqueo, qualche spugna che la pseudo guida non manca di farci notare, attirando la nostra attenzione con delle urla subacquee sovraumane tanto da farci spaventare, credendo in un primo momento che fosse successo qualcosa di grave, poi, dopo averci fatto l’abitudine, abbiamo capito che quello era il suo modo per farsi notare.
Un’altro urlo, per mostrarci una piccola ancora persa chissà da quale imbarcazione, a seguire con un’altro urlo, ci indirizza un piccolo polpo che, anche lui spaventato dal tarzansub, non perde tempo a rintanarsi in un pertugio di fortuna, quasi a voler dire “Scusate ma sono capitato qui per puro caso, non appena calma la corrente vado via anch’io.”
Le urla si susseguono anche se non c’è assolutamente niente da vedere, tanto che io e Giacinto, per prenderla sullo scherzo, cominciamo a mostrarci a vicenda, alghe, piccoli sassi e qualsiasi altra fesseria ci capitasse a tiro, un po’ per scimmiottare la pseudo guida che ormai urlava anche alla sola vista di una piccola donzella, neanche avesse avvistato chissà quale rara specie ittica.
In questo marasma, mi accorgo che Alfred non è più con noi, faccio per segnalarlo alla guida che mi risponde con un segno di ok, come se il perdersi, fosse cosa normale per il soggetto in questione.
Finita la tortura di questa simil immersione, risaliamo a bordo e, ciliegina sulla torta, abbiamo dovuto aspettare per una buona mezz’ora, il rientro di Alfred che non curante del segnale di fine immersione, ha pensato bene di proseguire il suo giro alla disperata ricerca dell’alcionario, fregandosene di noi poveri cretini che attendevamo il suo rientro a bordo del gommone, costretti ad ascoltare le battutine che i due del diving facevano sul citato Alfred e sulla sua ormai consolidata abitudine a ritardare il rientro in barca.
Ma qui il problema principale, non è Alfred e il suo ritardo, bensì il cambio di destinazione del sito senza il dovuto preavviso, tanto che alla mia richiesta di spiegazioni, mi è stato risposto che avevano deciso di accontentare l’amico Alfred che tanto aveva insistito per cercare gli alcionari, a discapito di noi clienti per giunta paganti.
Risultato; immersione bruttissima, il povero Vidi Vici, costernato e con un immotivato senso di colpa, dovuto al fatto che era stato lui a portarci da loro ma di fatto, anch’egli vittima come noi,
io e Giacinto delusi dal fallimento dell’immersione e per ultimo ma non da ultimo, cosa che a mio avviso non avremmo dovuto fare, pagati trenta euro a testa.
Conclusioni: un tuffo nella mia vasca da bagno sarebbe stata più interessante, se non altro per la presenza di qualche piccolo batterio in più perché mia moglie aveva dimenticato di usare il cif.