Dopo aver visto in tv innumerevoli documentari, reportage, special e chi più ne ha più ne metta sulla famosa città delle cernie a Lavezzi ed aver sognato di essere immerso in quei fondali, insime a decine di quei grossi serranidi che mi danzano intorno, finalmente è giunto il momento di rendere questo sogno una tangibile realtà andando a visitare questo affscinante spettacolo.
Per fare questo, mi appoggio al blu diving center di Santa teresa di Gallura, dove il buon Freddy che ho conosciuto solo per via telematica, insieme al suo staff, mi accoglie come se fossi stato un amico di vecchia data.
Fortunatamente i forum servono anche a questo.
E' domenica quando mi reco da freddy e la prima cosa che mi salta all'occhio entrando al diving, è la lavagnetta appesa sul portoncino d'ingresso dove lo staff elenca il programma settimanale delle immersioni.
Lo sguardo cade immediatamente sulla giornata di martedì, giorno in cui il programma prevede il full day a Lavezzi.
Quale miglior occasione, basta solo scrivere il proprio nome nell'elenco dei partecipanti.
Non mi lascio sfuggire l'occasione e, a caratteri cubitali scrivo [/size]
UGO C'E'[size=9] non si sa mai, piccolo com'è,(il nome) potrebbe sfuggire a qualcuno.
Vi lascio immaginare come io abbia potuto trascorrere le giornate di domenica e lunedì, aspettando che il mai così atteso martedì, facesse capolino in questa prima settimana di soggiorno sardo.
Durante la notte, le cernie mi fluttuavano nella mente, non riuscivo a prendere sonno e allora, ho deciso di provare a contarle ma, niente da fare. Poi anche loro ormai stanche di nuotare in quello spazio molto ristretto che era la mia testa, mi hanno abbandonato lasciando il posto al più caparbio morfeo, non prima di avermi dato appuntamento a domani.
L'appuntamento è alle 08,00 del mattino direttamente al porto, dove lo staff del diving, ci fa trovare a bordo della barca, tutti i gruppi assemblati, le mute appese all'apposita staffa e i cesti con tutta l'accessoristica personale.
Però!!! Che bel servizio, l'unica cosa che mi resta da fare è vestirmi.
Come da copione, sono il primo ad arrivare e mi tocca aspettare i più comodi compagni d'immersione che arrivano alla spicciolata con gli occhi di chi non ha dormito, non per le cernie che hanno tutte passato la notte con me ma per i bagordi che a ragion veduta si fanno quando si è in ferie.
Sono già le 08,30 quando l'ultimo dei partecipanti, con sotto gli acchi due borse di vera pelle di cretino (animale molto comune nel nostro ambiente), grazie al tom tom, raggiunge finalmente il porto di Santa Teresa. Alloggiava a 300 metri.
Tra varie peripezie, partiamo per la tanto ambita meta.
La navigazione scorre tranquilla su di un mare calmo, rendendo il tragitto un piacevole momento di convivialità.
Giunti sul punto d'immersione, noto che ci sono già tre grandi gommoni ancorati ai vari gavitelli presenti sul posto e, da uno di questi, stanno per calarsi in mare una decina di subbi. Se tanto mi da tanto mi dico, ci sarà un bel traffico li sotto, comunque non mi scoraggio, basterà mantenere la destra.
Terminate le operazioni per mettere in sicurezza la barca, Freddy tiene un piccolo briefing, durante il quale ci spiega cosa andremo a fare e soprattutto a vedere, raccomandandosi di cercare di resistere, sempre nei limiti del possibile, alla voglia di accarezzare i grossi serranidi.
In questo tratto di mare sotto la giurisdizione francese, le regole ferree imposte dai legislatori in materia di pesca, ed i controlli a tappeto posti in essere dagli addetti ai lavori, hanno fatto si che questo posto divenisse una sorta di zoo acquatico dove centinaie di specie vivono indisturbate. Quì non è difficile incontrare la polizia locale in immersione
che ti controlla il computer perchè, sembrerà strano ma, è assolutamente vietato fare decompressione.
Ma torniamo a noi.
Non sto più nella pelle, per fortuna indosso la muta e sono il primo a saltare in acqua, appena dentro non riesco a trattenermi, punto lo sguardo sotto e vedo un'infinità di grossi saraghi che volteggiano intorno a me, da subito capisco che sarà un'immersione che rimarrà negli annali della mia memoria.
Appena l'ultimo dei "porta borse" ha messo il piedino in acqua, scendiamo lungo la cima e atterriamo su di un fondale detritico dove dei grossi massi senza alcun interesse subacqueo, sono adagiati a circa 25 metri di profondità.
Da subito mi rendo conto che le aspettativendo sul traffico subbacqueo, non sono così rosee, quì ogniuno va per la sua strada, ci sono più subbi che cernie.
Noi siamo solo in sei e riusciamo a ritagliarci un piccolo fazzoletto di fondale tutto per noi, dove il buon Freddy, inginocchiato in mezzo, comincia a strofinare un po di sabbia raccolta sul fondale creando una sorta di nuvola polverosa che le decine di cernie presenti e sino a quel momento nascoste, leggono come una sorta di richiamo ancestrale credendo che si tartti di cibo.
Da quel momento, circa una trentina di cernie di grosse dimensioni cominciano un frenetico girotondo intorno a noi, incuranti della nostra presenza, tanto da venirci a sbattere addosso accompagnandoci per tutta la durata dell'immersione come dei cagnolini ammaestrati che seguono il loro padrone, come i topi seguivano il pifferaio magico di Hamelin nella famosa favola.
Durante questa immersione non ho potuto fare a meno di notare come, in questi fondali, tutto sia più accentuato del solito, i saraghi che nei nostri mari siamo abituati a vedere di esigue dimensioni, quì raggiungono un peso stimato di circa 2-3 chili, le murene in un cogruo numero di esemplari incontrati, avevano delle dimensioni ragguardevoli, alla pari dei cugini gronchi, solo l'infinità di meduse aveva la testa piccola ma con dei tentacoli di circa un metro di lunghezza.
Dopo circa 35 minuti, Freddy accenna la risalita, guardo il computer che mi segnala una sosta a tre metri di quattro minuti, allora penso che anche quì, come da tutte le parti del mondo, le regole sono fatte per essere infrante.
Finita l'immersione e risaliti in barca, l'organizzazione del diving prevede una seconda colazione con the e biscotti, aspettando che gli inerti acccumulati ci abbandonino lasciando spazio alla nuova miscela che andremo a respirare nella prossima immersione.
Per dirla tutta, l'enfasi con la quale ho raccontato questa avventura, era quella che ho vissuto prima e durante l'immersione, quando ero in barca però ho avuto la sensazione che quello che avevo vissuto, esula da quello che io cerco in un'immersione, a me piace scovare il pesce, scrutare negli anfratti più reconditi, nascondermi trattenendo il respiro per un attimo in modo da non spaventare il pesce che involontariamente sta transitando davanti e non come quì che sembra di essere in un circo con i "cagnolini" ammaestrati. Tutto questo l'ho trovato nella seconda imersione effettuata in quel giorno alla piramide, in una zona di mare adiacente alla citta delle cernie.
E' proprio vero che in periferia si vive meglio.
Ma di questo vi parlerò in un'altra storiella.
Sempre che vi faccia piacere.